Cristiano Crastolla

Cristiano Crastolla
poeta
(12 giugno 1978 – Varese)

Nasce a Varese, ma all’età di sei anni si trasferisce con la famiglia in Puglia a Pezze di Greco frazione di Fasano, dove risiede. Dopo aver conseguito la maturità tecnica, si iscrive dapprima alla Facoltà di Ingegneria e successivamente a quella di Filosofia, lasciando incompiuti entrambi i percorsi di studio. La carriera da studente è accompagnata dal lavoro. Le occupazioni stagionali, le vacanze tutt’altro che spensierate, generano quel sano malcontento e la spinta verso l’introspezione che cominciano ad accompagnare i suoi primi scritti.
Conosce la realtà operaia e sindacale nel 2001 quando viene assunto presso l’ILVA di Taranto. Attualmente è dipendente come tecnico di impianti di sicurezza e segnalamento ferroviario in RFI. Si sposa nel 2006 con Pompea, nel 2008 e nel 2016 nascono rispettivamente Pablo e Maia.
Entra a far parte di alcuni gruppi di poesie su Facebook e pubblica all’ interno di: In.Arti.Poesia, Bibbia d’Asfalto, Chattonero e GRUPPO NEGAZIONI PER TUTTI.
Il 14 giugno 2016 appare con alcuni inediti nella piazza virtuale Words Social Forum grazie all’interessamento dell’autrice Emilia Barbato. Nello stesso periodo conosce Emanuele ed Elio Scarciglia di Terra d’ulivi edizioni che gli offrono l’occasione di pubblicare la sua prima raccolta di
poesie: “Punto GIF”.
Punto GIF, non è solo una zona “sensibile”, che richiama esplicitamente la pulsione erotica. Nel titiolo è contenuta infatti anche la parola GIF: Graphics Interchange Format formato per immagini digitali, composta da un loop di fotogrammi che uniti compongono un’unica azione. L’organismo – come scrive il poeta Federico Preziosi – è, in fondo, una ripetizione di atti e rituali che ben conosciamo e che conduce al culmine del sesso. (…) In questo concetto è racchiusa la poetica di Cristiano Crastolla, la cui poesia si presenta sotto forma di brevissimi ed essenziali “stimoli”, immagini che si susseguono a gran velocità proiettando il lettore in un vortice a tratti visionario e simbolico, a tratti dissacrante con fare sbeffeggiante tipico dei futuristi, ma senza rincorse verso il mito del progresso”.